Voto 4,5. I proverbi a volte indovinano a volte no. Una massima che si addice al primo romanzo di Pit Formento:
Il sostituto, potrebbe essere quella de l'abito che fa il monaco.
Se è vero che la copertina di un libro alle volte potrebbe raccontare poco dello stesso, è anche vero che una buona presentazione esterna ed estetica del libro è un buon inizio per il lettore.
Il sostituto di Formento, per quanto riguarda questo primo aspetto,si presenta malino al lettore: copertina nera con l'immagine di una mano con le impronta digitali delle dita. Fin qui potremmo dire che va tutto bene, ma quel che più delude è la piccolezza (solo 159 pagine) e rigidità del libro (verrebbe da chiedersi perchè l'ho comprato. Risponderei che l'ho comprato online, nei bei tempi in cui gli sconti erano alti e la mia libreria personale fioriva rigogliosa).
Tralasciando l'aspetto estetico, l'involucro, procedo nell'analisi dell'anima del libro: il suo contenuto e la sua storia.
Il sostituto è un thriller, e dalla sua trama ricorda molto altri racconti del genere.
TRAMA: Questa è la storia di un gruppo di pazienti di diverse nazionalità alla
corte di un autorevole psicanalista americano di fama e potere
internazionali, la cui terapia consiste in una vera e propria vita
comunitaria coi pazienti nella sua tenuta svizzera. Durante una di
queste convivenze terapeutiche, viene ritrovato il cadavere del dottore.
Di fronte all'inerzia della polizia cantonale, inizia a indagare per
conto proprio un fotografo molto scettico sia sui metodi che sulla
moralità dello psicanalista ucciso. Scoprirà una rete di rapporti di
forza psicologici tra i vari pazienti e il dottore, e riceverà
confessioni sconcertanti che di volta in volta spostano i sospetti da un
personaggio all'altro. Una vicenda tra "Blow-up" e "Rashomon", dove
l'evidenza fotografica del reale si rivela illusoria - compromessa com'è
dal conflitto delle testimonianze - con una struttura potentemente
girardiana. Una rivisitazione antropologica del giallo in cui i
personaggi si succedono e si sostituiscono nei ruoli di vittima e
carnefice, accusandosi l'un l'altro. Un'indagine tra Sciascia e
Durrenmatt, una cifrata allegoria dell'11 settembre e della catastrofe
morale dell'occidente.
Leggendo questo sunto pubblicitario del libro, il lettore si potrebbe aspettare un thriller come Il ladro di anime di Fitzek, o Dieci piccoli indiani di Agatha Christie.
L'idea è semplice e abbastanza scontata. Lo psicoanalista di un gruppo di pazienti: Leopold Thereau, muore. Ognuno dei pazienti potrebbe essere additato come colpevole. Sia perchè tutti vivono nelle vicinanze della casa del dottore (la terapia del dottore prevede un periodo quasi di convivenza tra medico e pazienti). Sia perchè ognuno di essi avrebbe un buon motivo per ammazzare un dottore abile, ma con la fama di sciupa-femmine e con un losco passato alle spalle.
Ad indagare sul caso c'è uno spavaldo fotografo italiano che ci racconta in prima persona tutta la storia. Il protagonista capita stranamente in quella situazione, in quanto marito di Carlotta, allieva di Thereau.
Fatto strano che invece di darsela a gamba, in quanto è l'unico a non centrare niente con l'accaduto, resta e si appassiona del caso, diventando un vero e proprio detective.
Altra cosa che rende il protagonista il fulcro essenziale e totalizzante del romanzo, è il suo fascino irresistibile nei confronti delle donne. Molte ragazze della storia finiscono per andare a letto con lui. Formento descrive dettagliatamente questi incontri, nei minimi particolari, senza alcuna inibizione.
Il racconto parte molto lentamente nonostante la sua brevità. Pit Formento inciampa nella descrizione troppo minuziosa dei particolari, soprattutto per quanto riguarda luci e fotografie.
I capitoli hanno una buona lunghezza ma non suscitano più di tanto la curiosità nel lettore di leggere il successivo capitolo.
Il finale è interessante, sorprende soprattutto la parte in cui il fotografo diviene scrittore.
ORIGINALITA': *
RITMO: *
REALISMO: *
NOIA: ***
SPETTACOLARITA': *
UMORISMO: *
STORIA: *
PERSONAGGI: **
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