Intervista a Alessandro Vizzino, autore di Sin.


Salve Alessandro e benvenuto sul mio blog, è un onore e piacere averti come mio follower nei vari social network e complimenti ancora per SIN, a cui ho assegnato un 8 come voto (considera che più di 9 finora non l’ho dato a nessuno). Quando hai deciso di scrivere SIN e come ti è venuta l’ispirazione?

Ciao Nico. Grazie per l’otto in pagella, prima di ogni altra cosa. Dopo altri tentativi letterari, talvolta compiuti, talvolta ancora da terminare, volevo qualcosa che racchiudesse in sé diverse caratteristiche. Innanzitutto la mia voglia di scrivere un thriller, adatto al pubblico per ritmo, linguaggio e suspense continua, che fosse cioè fondamentalmente commerciale. Non ho mai inteso il termine “commerciale” con un’accezione negativa, come spesso leggo o sento fare a molti. Commerciale è sinonimo di popolare, ovvero di alto gradimento, e non c’è nulla di indecoroso in questo, anzi. A ciò ho però voluto aggiungere il messaggio morale, l’attacco sociale, che fosse tuttavia un assedio aggirante e mai una stoccata frontale. Ho cercato di giocare di contropiede, in maniera velata, intorno alla metafora di un mondo che non mi piace e per il quale vedo un futuro ancora più nero.

SIN è un puzzle perfetto, in cui i tasselli si incastrano in maniera impeccabile, senza scadere nel prevedibile e togliere il colpo di scena. Quanto tempo ci è voluto perché tutto il quadro fosse perfetto?

Un anno esatto della mia vita a ritmo battente. La costruzione dei tanti incastri, per quanto esistente nella mia testa, è stata forse la parte più difficile da mettere su carta. Oltre a ciò c’è stata tanta attenzione alla scrittura, al ritmo, alla revisione. In alcuni passaggi i tasselli sono andati al loro posto in maniera più naturale, in altri li ho dovuti inserire tornando indietro e revisionando parti già scritte. Alla fine però, almeno spero, il risultato globale è stato efficace.

SIN parla di peccati. Qual è il tuo peccato più grande e la pena capitale che ritieni ti appartenga maggiormente?

“Non commettere atti impuri” e l’ingordigia, la gola (intesa sia in senso lato che alimentare).

Un tuo punto di forza è la costruzione dei protagonisti principali. Come nascono e se in qualche modo prendono spunto da persone che conosci realmente.

Nessuna persona in particolare che conosco e tutte allo stesso tempo. Credo che in ogni personaggio di SIN, sia nei 10 reclusi che nei vari personaggi esterni, ci sia un po’ di ognuno di noi. Ciascuno è buono e cattivo al contempo, altruista ed egocentrico, pudico e lussurioso. In fondo ognuno nella vita ha almeno un peccato, anche se non tutti lo sanno…

Quale dei personaggi ti assomiglia di più?

L’insieme delle loro sfaccettature, non uno soltanto. Potrei dire che mettendoli tutti insieme, sia nel bene che nel male, si potrebbe costruire un prototipo perfetto di me stesso. Talvolta provo la rabbia di Mariano, in altri casi seguo il lume di Giorgio, in altri ancora l’ingenuità di Nando o l’istinto primordiale di Fanny o la lucida dolcezza di Emanuela. A giorni mi sento Dario, altre volte sono perfido come la Borgese, in altre circostanze ancora esce fuori la mia parte più pura e pia, quella di Carla. A esser sincero, amo Miroslav Dragovic. In sostanza, ritengo che ogni essere umano sia l’insieme di tante facce diverse della medesima medaglia. Almeno quando è sincero.

Visto in maniera simbolica, si potrebbe dire che il “cattivo”, il “burattinaio” di SIN in realtà è Alessandro Vizzino. In definitiva sei tu che decidi chi debba morire per primo, chi sopravvivere. Senza svelare nulla, quanto pesa “distruggere” un personaggio costruito con tanta dovizia, visti anche i flashback che ne raccontano di ciascuno un resoconto dettagliato della loro vita?

Pesa tanto, tantissimo. Poiché sono morti, li hai uccisi, e non potrai più riprenderli. Qualsiasi lavoro fatto è andato in fumo, non potrà servire più a niente. Però è qualcosa di inevitabile e funzionale alla storia, così dev’essere, volente o nolente. Ora forse farò sorridere qualcuno, ma spesso i miei personaggi mi mancano. Non perché siano virtualmente morti, ma perché non sono più con me, nel mio intimo. Stanno pian piano diventando personaggi  pubblici, amici di molti, e ogni tanto mi assale la nostalgia di quando li avevo intorno, tutti soltanto per me. Come un figlio che cresce e non senti più solo tuo…

Ho trovato le olovisioni una “ficata pazzesca”, magari ci fossero nel futuro. Come è nata l’idea dell’ambientazione moderna e futura?

L’ambientazione futura è un pretesto, che nasce dalla stessa esigenza espressa all’inizio, vale a dire il gioco della metafora tra ciò che il mondo è adesso e ciò che, continuando così, si appresta a diventare. La costruzione del mondo di SIN, invece, ha richiesto un lungo lavoro di ricerca e analisi tecnologica e scientifica, per la quale mi sono avvalso anche di alcuni amici ed esperti. Ritengo che in SIN tutto sia futuristico ma mai fantascientifico, ovvero la proiezione immediata delle attuali tecnologie e dell’esatto sviluppo che esse stanno subendo. Tra le varie, mi riferisco appunto all’olovisione multisensoriale e alla mobilità alternativa (IUS e CUS).

Sin finisce con un’apertura. Ci sarà un seguito a questo romanzo?

C’è una duplice risposta a questa domanda. Il finale di SIN vuole essere innanzitutto una finestra verso la speranza, segnata da Nicole, da Angelo Carmignani e dalla creatura che la stessa Nicole porta in grembo. In secondo luogo, è vero, anche la possibile apertura al seguito del romanzo.

Ritengo che la copertina di un libro, oltre che una sorta di riassunto e scelta di marketing, sia anche l’anima dello stesso. In SIN viene mostrata una nuca di un uomo, che per via della sua postura trasmette rassegnazione. Come nasce e se si riferisce a qualche personaggio particolare, o alla situazione nel suo complesso.

Si riferisce al contesto generale del romanzo, per quanto avrai notato che, morfologicamente parlando, quella figura non è molto lontana da Mariano. La capacità creativa, in questo caso, non si deve a me, ma a un grande amico e professionista, un designer bravissimo corrispondente al nome di Roberto Di Mauro.

Se fossi rinchiuso in quella terribile casa ti rassegneresti o lotteresti?

Lotterei fin quando sarebbe utile e possibile lottare. Ma arriva il momento in cui capisci che tutto è superfluo e ti affidi alla rassegnazione, perché non hai altro. Ciò che in fondo ha contraddistinto il percorso di Carla, sotto alcuni aspetti.

Nonostante la completezza e la bellezza dell’opera, ho notato problemi di distribuzione del romanzo. Il libro cartaceo in molti dei siti più accreditati è disponibile in circa una ventina di giorni. Questi piccoli ostacoli sono facilmente superabili con l’acquisto dell’e-book (cosa che io ho fatto). Pensi che questo cambiamento editoriale sia una cosa positiva?

Tocchi un punto dolente e che meriterebbe un paio di volumi e non poche righe di risposta. L’editoria italiana è marcia, e se non pubblichi con un grosso editore (cosa facile e dirsi e quasi impossibile a farsi, se il tuo nome non è ancora sinonimo di vendite e successo) ricevere un’adeguata distribuzione a volte diventa una mera utopia e la promozione è affidata al singolo, povero autore. Non credo che, al momento attuale, parlando quanto meno dell’Italia, l’eBook possa essere la vera soluzione immediata. Spero però che lo diventi a breve, a scapito di editori passivi e trasparenti come il mio (e tutti gli altri). Potremmo proseguire all’infinito su questo tema, ma preferisco fermarmi qui.

Data la tua passione cinematografica, se un giorno SIN diventasse un film, quali attori sceglieresti per i tuoi protagonisti? Sia nazionali che internazionali.

Partendo dal presupposto che SIN non diventerà mai un film, per quanto si presti al cento per cento a esserlo, poiché il suo budget risulterebbe troppo elevato per l’industria cinematografica italiana (altro settore “marcio”), francamente non mi sono mai posto la domanda e, ora che me la poni tu, non mi vengono immediatamente in mente personaggi più o meno adatti a rappresentare i miei. Amo Stefano Accorsi, anche per una serie di vecchie reminiscenze personali, e lo vedrei nel ruolo di Dario. Christiane Filangieri per Carla e Nicole Kidman per Emanuela. Dragovic lo darei volentieri a De Niro, anche se i due non si sposano bene per età. Mi hai fatto sognare e io ho sognato con te…


Considerando SIN, la domanda potrebbe risultare superflua e banale: Quali sono i tuoi libri e film preferiti?

Ne cito uno per categoria. Per quanto riguarda i film, certamente amo i thriller ben costruiti. Nel mio cuore, da sempre, c’è “Angel heart - Ascensore per l’inferno”, con De Niro (vedi, a volte ritornano…) e Mickey Rourke, un film di Alan Parker del lontano 1987. Anche i film storici mi attraggono da morire, in particolare quelli il cui contesto contiene stralci e vicende della seconda guerra mondiale. Il mio libro di sempre è “Il Conte di Montecristo”, capolavoro insuperabile della letteratura mondiale.

Che libro stai leggendo e il tuo ultimo film visto.

Al momento, la professione mi porta a leggere tantissima editoria nuova, emergente, che spesso consegna sorprese di inestimabile valore e significato. Di conseguenza non mi rimane molto tempo per letture di diverso genere (scrittori noti), come non me ne rimane molto per i film, cartoni animati di mio figlio a parte. Anche se non è l’ultimo che ho visto, consiglio a chiunque il capolavoro italiano “Il servo ungherese”, un film che non si può evitare di vedere e di sentire dentro ogni singola cellula.

Gestisci anche tu un blog letterario: The Dark side of the Book, in cui parli di autori emergenti. Chi pensi possa avere un grande futuro prossimo?

Se mi chiedi chi lo meriterebbe, la risposta è: tanti! Se mi chiedi chi lo avrà, ho paura nel dire nessuno, ma spero di sbagliarmi. Qualche nome, tra i vari, lo faccio volentieri: Ciro Pinto, Francesco Moschini, Cristiano De Liberato, Rossella Iorio, Paola Farah Giorgi, Edi Guselli, Roberto Bassoli, Filippo Gigante, Maurizio Pasetti, Simone Pavanelli e tanti tanti altri. Non me ne vogliano coloro che non ho nominato, bravi quanto quelli citati, ma credo che la lista sia già lunga abbastanza.

Che consigli daresti invece a chi decide di voler dar vita ad un blog letterario, sia dal punto di vista grafico che contenutistico?

Mi limito a due consigli, magari sciocchi ma essenziali. Per l’aspetto grafico, rivolgersi a bravi professionisti del settore. Spesso si confonde la grafica con il gusto, mentre in realtà essa comprende una serie di analisi, studi e fattori che possono esulare dal gusto fine a se stesso e fondersi invece alle principali metodologie e strategie comunicative. Per ciò che concerne i contenuti, mai parlare troppo di sé ma far parlare gli altri. Viviamo in un mondo in cui a ognuno interessa divulgare se stesso, non ascoltare l’altro. Sfruttiamo dunque questo diffuso e dilagante egocentrismo, cavalcandone l’onda con un equilibrato opportunismo.

Credo che la mia curiosità e anche quella dei lettori sia stata appagata. Grazie mille per il tempo concessomi e per la disponibilità Alessandro. In bocca al lupo per il futuro e per i tuoi prossimi romanzi, che senza dubbio leggerò con tanta curiosità e attenzione.

Senza inutili formalismi ma con totale e incondizionata sincerità, sono io che ringrazio te, Nico. Il motivo è semplice da spiegare: mi sono divertito molto a rispondere alle tue domande, poiché sono state sempre pertinenti, argute, centrate, costantemente espresse per reale curiosità di sapere e mai per riempire semplicemente uno spazio. Mi complimento quindi per la tua spiccata professionalità e, nella speranza di non aver annoiato nessuno, ricambio di cuore auguri e i migliori in bocca al lupo.

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