Questa frase offensiva e
razzista nel 2013, sembrerebbe innocua e banale se collocata nel 1858, anno in cui era di moda la tratta degli schiavi di colore.
La locuzione iniziale è molto
pertinente poi, al nuovo film di Quentin Tarantino: Django Unchained.
Schiavo iconografico. Conosciamo
il protagonista nelle vesti più classiche dello schiavo: con catene, legato
agli altri schiavi negri, nudo e trattato come un qualsiasi animale. Django
(Jamie Foxx) è uno fra i tanti, il terzo/quarto della fila, quasi niente ci
permette di riconoscerlo, di premiarlo con la medaglia del protagonista.
Non ha possibilità di parola, di
ribellione, di rivalsa. È un negro e come tale va trattato, con frustate e
catene.
Schiavo alternativo. Per sua
fortuna, rispetto soprattutto agli altri negri, la sua posizione di schiavo
classico durerà poco. A salvarlo da questa condizione sarà il dottor King Schultz
(Christoph Waltz), un cacciatore di taglie che ha bisogno di Django per
trovare alcuni banditi. Questi ultimi necessari per il lavoro del tedesco, che consiste nel catturare vivi o morti tali delinquenti, per
assicurarli alla giustizia e riscuotere la relativa taglia.
Questa sicuramente è la fase più
lunga e approfondita del cammino di Django. Percorso tortuoso e complicato per
un negro in una società di bianchi. L’obiettivo finale sarà appunto quello di
spezzare finalmente le catene reali e psicologiche che legano i negri come cani
ai bianchi, per ottenere la Libertà.
Il rapporto tra Django e il dottor Schultz è sicuramente fondamentale ed essenziale per il raggiungimento della
fase finale. A dirla tutta Django non è neanche liberissimo accanto a Schultz,
ma in fondo non è neanche uno schiavo. È nel limbo, un valletto quasi non
parlante, uno schiavo alternativo.
King Schultz infatti è l’unico
che si rapporta con gli altri bianchi, nonostante Django gli sia accanto senza
nessuna catena. Anche il rapporto tra i due è subordinato. Django parla
pochissimo, ancora non riesce a superare il tabù di servilismo che lo lega ai
bianchi. Assistiamo divertiti e incuriositi a diversi monologhi del dottor Schultz che comunque inserisce nel mondo Django.
Sebbene infatti sia Jamie Foxx
l’attore protagonista e dunque Django personaggio principale; in questa prima
parte a sembrare elemento essenziale è il dottor Schultz, alias Christoph Waltz.
Il tedesco insegna al negro a
“vestirsi” da solo; a camminare a testa alta e soprattutto su un cavallo; a
catturare spietati serial killer. Servitosi inizialmente di lui per accrescere
il suo bottino, il dottor Schultz diventa un buon samaritano in grado di donare a Django una delle caratteristiche essenziali per un negro: la fiducia in se stesso.
Django da buon allievo ascolta e
cresce. Diventa spietato e furbo, capace di tener testa verbalmente ai bianchi.
Schiavo psicologico. La terza
tappa del percorso verso la libertà, vede come protagonista Calvin Candie interpretato da Leonardo Di Caprio. Quest'ultimo personaggio rappresenta per Django un ritorno alle origini. Candie infatti è l'emblema del negriero. Uno che usa i negri non solo per lavoro ma anche per i suoi più stupidi bisogni: ad esempio piccoli spettacoli domestici.
Gli uomini di colore per il latifondista Candie, non sono che oggetti da sfruttare in ogni modo.
L’esempio più lampante è quello
di Stephen (Samuel L. Jackson), umile servitore, totalmente assuefatto dall’aura di potere di Candie, tanto da non riuscire a tradirlo per niente al mondo e preferirlo anche ad un fratello negro.
Il condizionamento psicologico a
cui sarà sottoposto Django sarà diverso rispetto a quello di Stephen. Django
dipenderà da Candie perché possiede il suo oggetto di valore, il suo premio
finale, l’ultimo passo verso la sua più intima liberta: Broomhilda (Kerry Washington), sua moglie.
Django non potrà quindi compiere
nessun passo falso, per non correre il rischio di perdere per sempre l’amore
della sua vita, essendo Django uno schiavo d’amore…
Voto 8. Django Unchained di Quentin
Tarantino è dunque, a mio avviso, un film diverso rispetto ai precedenti. In
questo caso infatti abbiamo una trama lineare che subisce pochi scossoni
dall’inizio alla fine. Non c’è nessun cambio di rotta, se non lo spostamento
del punto di vista da Schultz a Django. Dalla breve caccia di killer, alla
ricerca della donna perduta.
Il lavoro sul protagonista
principale, in questo film ben delineato, è molto dettagliato. Si tratta di un
personaggio silenzioso, proprio per via della particolare condizione di “negro”
che non gli permette di esibire tutta la sua personalità. Spiccano dunque i
suoi accompagnatori: da Schultz/Waltz a Candie/Di Caprio, sino a Stephen/L. Jackson. Quest’ultimo forse lo scontro più particolare: un negro libero
contro uno ormai totalmente condizionato dai bianchi.
La caratterizzazione ottimale dei
protagonisti resta dunque un punto fermo come in ogni film di Tarantino, così
come la sceneggiatura. Django Unchained sebbene abbia l’ambientazione classica
del western è un film molto parlato e "commediato", risultando ironico e
dissacrante.
Un film che sa essere anche molto
drammatico, mostrandoci il percorso arduo di un uomo alla ricerca delle cose
più care che gli hanno sottratto: l’amore e la libertà.
USCITA CINEMA: GENERE:Azione, Western REGIA: Quentin Tarantino SCENEGGIATURA: Quentin Tarantino ATTORI: Jamie Foxx, Leonardo Di Caprio, Christoph Waltz, Samuel L. Jackson, Kurt Russell, Jonah Hill, Kerry Washington, Tom Savini, Gerald McRaney, Tom Wopat, James Russo, James Remar, Todd Allen, Don Johnson
Le caratteristiche classiche di Tarantino ci sono tutte, vedi i lunghi dialoghi, gli ottimi personaggi; ma in questo film a mio avviso c'è una trama ben delineata che non non subisce eccessivi cambiamenti...
hai ragione, è diverso rispetto ai suoi altri film. pur comunque con molti punti di contatto con il resto del suo percorso. quentin taratino, sempre uguale e sempre diverso. e sempre genio
Pur concordando sulla sua meraviglia, io invece l'ho abbastanza simile, come concetto artistico, a Bastardi senza gloria, per l'uso storico strambissimo e dissacrante, senza limite alcuno. :)
Da quel punto di vista c'è assolutamente continuità, secondo me cambia un pò come trama. In questo caso c'è una storia singola, in Bastardi più vicende che si intrecciano...
non l'ho visto e lo devo assolutamente recuperare con un voto così
RispondiEliminaUn film che va visto e che sicuramente mette d'accordo tutti gli amanti del cinema:)
Eliminaio ho avuto la netta impressione che Quentino si stia ripetendo e che gli sta piacendo specchiarsi come non mai ...
RispondiEliminaLe caratteristiche classiche di Tarantino ci sono tutte, vedi i lunghi dialoghi, gli ottimi personaggi; ma in questo film a mio avviso c'è una trama ben delineata che non non subisce eccessivi cambiamenti...
Eliminahai ragione, è diverso rispetto ai suoi altri film. pur comunque con molti punti di contatto con il resto del suo percorso.
RispondiEliminaquentin taratino, sempre uguale e sempre diverso.
e sempre genio
Diversa la storia con uno svolgimento meno complesso e con meno intrecci. Ottimi come al solito: personaggi, regia, sceneggiatura e tutto il resto...
EliminaPur concordando sulla sua meraviglia, io invece l'ho abbastanza simile, come concetto artistico, a Bastardi senza gloria, per l'uso storico strambissimo e dissacrante, senza limite alcuno. :)
RispondiEliminaDa quel punto di vista c'è assolutamente continuità, secondo me cambia un pò come trama. In questo caso c'è una storia singola, in Bastardi più vicende che si intrecciano...
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