L’intervistata di oggi è
Ricciarda Barbieri, editor per Feltrinelli. Il suo ultimo lavoro è Innocenti di
Cristina Fallarás, romanzo pubblicato
nella collana Fox Crime.
Innanzitutto salve e benvenuta
sul mio blog.
1) Comincerei questa serie di
domande, soffermandomi sul lavoro dell’editor in generale, ruolo da sempre poco
pubblicizzato.
In cosa consiste nello specifico
il suo (le do del lei, ma se vuole possiamo darci del tu) lavoro?
RB. Buongiorno, diamoci del tu, certo.
Il mio lavoro consiste essenzialmente
nell’andare a caccia di storie da proporre al pubblico, intercettandone i gusti
e anticipando le mode (in gergo questa attività si chiama “scouting”), e nel
mantenere i rapporti con gli autori per conto della casa editrice.
In pratica, prendendo in prestito una frase
di Borges che tengo appesa nel mio ufficio: “Menino vanto altri delle parole
che hanno scritto. Il mio orgoglio sta in quelle che ho letto”.
2) Come cambia il testo dopo
l’intervento dell’editor?
RB. Un buon
editor dovrebbe essere invisibile: deve saper comprendere e assorbire la
visione e lo stile di uno scrittore, dargli suggerimenti e indirizzarlo quando
necessario, migliorare un testo senza mai stravolgerlo.
3) Quanto senti tuo, il romanzo
in cui hai lavorato?
RB. Moltissimo.
Con i libri, sia quelli a cui lavoro che quelli che leggo per piacere, ho un
rapporto viscerale.
4) Ti è mai capitato di scartare
un’opera e vederla pubblicata da un’altra casa editrice? E se si, cosa hai
pensato?
RB. Ogni volta che noi editor scartiamo un
manoscritto, sappiamo che qualcun altro potrebbe pubblicarlo. Il vero incubo è:
se diventa il caso editoriale dell’anno? È uno dei rischi del mestiere, e gli
aneddoti illustri si sprecano. D’altra parte, però, uno dei principi
fondamentali nel selezionare un testo è quello della coerenza: ogni opera deve
essere coerente con la linea editoriale e il catalogo in cui viene inserita,
perciò è normale che alcuni romanzi siano più adatti a un editore piuttosto che
a un altro, e che a volte abbiano maggiore fortuna altrove.
5) Da editor di Feltrinelli Fox
Crime, quindi collana noir/thriller, ci puoi dire lo stato di salute di questo
genere?
RB. Credo che il giallo sia più vivo e vitale che
mai, anche perché, per come la vedo io, è forse il genere che, meglio di ogni
altro, fotografa la realtà circostante ed esorcizza le paure. In un giallo il
lettore sa che alla fine tutti i pezzi del puzzle verranno ricomposti. La
questione quindi non è tanto il “se” tornerà l’ordine, ma il “quando” e il
“come”. Per me è rassicurante, specie in questo periodo.
Tornando al mercato, trovo che, dai romanzi
al cinema e alla tv, l’offerta sia sempre più varia. Sono contenta di notare
che si sta rafforzando sempre più una tradizione di gialli italiani, anche su
base locale. E sono curiosa di vedere se anche da noi avranno successo i
romanzi di suspense psicologica, che in Inghilterra e in altri paesi europei
vanno per la maggiore.
6) Passiamo alle domande relative
a Innocenti di Cristina Fallar
ás. Una volta che hai
cominciato a leggere questo libro cosa hai pensato?
RB. Se
dovessi riassumere questo romanzo con un’unica parola, sceglierei “rabbia”.
Innocenti è un noir duro, fulminante. Cristina Fallarás non fa sconti: con
lucidità estrema, ti racconta una storia che ti colpisce come un pugno nello
stomaco. Impossibile non reagire, non seguirla tra i meandri della trama, non
arrabbiarsi insieme a lei per quel che vede e denuncia.
7) Ho trovato Innocenti, un noir
nuovo soprattutto dal punto di vista dello stile narrativo. Trama decostruita e
non narrata in maniera consueta; linguaggio elettrico, nervoso direi; dialoghi
un po’ “tarantiniani”, queste sono alcune delle caratteristiche che mi sono
balzate all’occhio. Quale elemento ti ha convinta della forza di questo
romanzo?
RB. Oltre
alla rabbia cui accennavo poco fa, una caratteristica che - come ha fatto
notare molta stampa spagnola - fa di Cristina Fallarás la portabandiera di
un’intera generazione di scrittori “indignati”, sono rimasta colpita come te
dal linguaggio, rapido e asciutto. E mi è piaciuta l’idea di scoprire una
Barcellona molto diversa da quella che si vede abitualmente, addentrandomi in
zone che difficilmente vengono mostrate ai turisti.
8) Quanto ci hai messo del tuo in
questo romanzo e quali sono le parti che in cui hai avuto più difficoltà
nell’intervenire.
RB. L’intervento dell’editor varia a seconda che
si tratti di un romanzo italiano o straniero. Per la narrativa italiana, ci
affianchiamo all’autore e lavoriamo sul testo insieme a lui. Per la straniera,
generalmente lavoriamo sulla traduzione, perché se l’editor di ogni paese
intervenisse di prima mano su questa o quell’altra frase di un romanzo, il
risultato sarebbe un’enorme confusione.
Quindi, nel caso di Innocenti, il mio compito
è stato quello, da una parte, di coordinarmi con l’autrice e il suo editore
spagnolo e, dall’altra, di selezionare il traduttore più adatto, verificare
insieme a lui che la traduzione fosse fedele allo stile originale e, in
generale, fare tutto il necessario affinché i lettori italiani potessero
apprezzare il romanzo anche in una lingua diversa da quella in cui è stato
scritto.
9) Com’è stato il rapporto con
l’autrice e di solito come sono i rapporti tra editor e scrittore?
RB. I
rapporti tra editor e scrittore variano di caso in caso e sono molto personali,
ma hanno tutti un comune denominatore: per funzionare veramente devono basarsi sulla
fiducia e sul rispetto delle reciproche diversità e competenze.
10) Innocenti è un noir spagnolo.
Come ci si comporta con i romanzi stranieri?
RB. Vedi
numero 8
11) Hai mai pensato di “metterti
in proprio” e dunque scrivere un romanzo?
RB. Finora
no, mai. Sono ben lieta di esercitare i miei diritti da lettrice, nessuno
escluso, come insegna Pennac: leggo un libro per volta o più d’uno, a voce alta
o in silenzio, spizzico, rileggo, salto, mi fermo. È più che sufficiente per
farmi felice.
12) Il prossimo progetto a cui
stai lavorando?
RB. A
settembre Feltrinelli riproporrà in Italia William McIlvanney,
uno dei maggiori scrittori scozzesi contemporanei nonché padre del “tartan
noir”. Per me è un grande onore poter lavorare con un autore di tale bravura, che
negli anni ’70 ha inventato un nuovo modo di concepire i gialli e ha aperto la
strada a un’intera generazione di giallisti.
Credo che la mia curiosità e
anche quella dei lettori, sia stata appagata. Grazie mille per il tempo
concessomi e per la disponibilità.
In bocca al lupo per il futuro e
per i tuoi prossimi progetti.
Bella intervista, complimenti!
RispondiEliminaGrazie mille:)
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