Comincia il 20 luglio la mostra Mappe di sole e Mappe di mare, mostra dedicata a Valter Bernabucci, un pittore così raccontato da Eles Iotti:
Quella di Valter Bernabucci è una pittura moderna liberata da tutte le scorie figurative che ancora spesso abitano e condizionano l’ormai vecchio e noioso criterio dell’imitazione. L’artista, nel rigore del quadrato: scelta grafica e progettuale di formato che tende alla stabilità, riesce a comunicare attraverso colore e materia una espressività allo stato esplosivo e un lirismo quintessenziale. Le sue opere appaiono concatenate come in una recitazione incantevole di armonie e ritorni, sembrano delineare universi di serenità interiori e formulare toponomastiche misteriose quali mappe sensibili di corpo e anima. La pittura di V.Bernabucci ci fa sentire come dopo un cataclisma o uno tsunami che ha cancellato la storia e azzerato tutti i bilanci culturali: ci pone davanti ad un sensuale e sorprendente presente come nuovo e grande inizio. L’ idea di rinascita e catarsi che l’artista insegue precede il peccato originale: è senza senso di colpa e tragedia. Nei suoi astratti, ma carnali “paesaggi” noi uomini civilizzati ci sembra di poter vivere un sogno regressivo di felicità in cui materia e anima, presente e eterno, visibile e invisibile si toccano e ci parlano. Come se il compito dell’artista e della sua pittura astratta fosse quello di riconciliare l’uomo con il mondo e ricondurlo a fare parte del sistema natura inteso come puro regno di bellezza e poesia...nella raffinatissima dialettica di colore e materia, l’artista intesse asimmetrie. È una rapsodia non monocorde che comprende diverse chiavi estetiche: dalla classicità più gentile, nobile e severa dei bianchi assoluti alla forza espressionista del segno che nel colore-materia diventa lacerazione e gesto. Le corpose e opache superfici coloriche trattate a spatola o pettinate con sapienza e veemenza assumono la fisica qualità di epidermidi vive, di passaggi di vissuti. La grandezza e l’intelligenza di Valter pittore e la migliore peculiarità del suo linguaggio espressivo, sta nella sua grande capacità di coniugare materia e colore, il suo saper orchestrare silenzi e grida. La sua ricerca si muove tra astrattismo geometrico e lirico e mentre strizza l’occhio all’informale, è soprattutto tesa a nobilitare e animare la scabrosità della materia con l’empatia del colore e a dissolvere le tensioni della vita nei significati simbolici e spirituali dell’arte. La ricerca artistica di V.Bernabucci si colloca così in un tempo lontano e metastorico che precede il crepuscolo degli dei ed il peccato originale. È là che bisogna raggiungerla procedendo a ritroso: non vale proiettarla in avanti misurandola ai nostri intellettualismi o parametri avanguardistici. Visitando la mostra vicino alle sue opere ritroveremo la lingua che si parlava nel paradiso terrestre e ci potremo meravigliare nel constatare che tale lingua è dotata di strutture grammaticali solidissime, di ritmi, risonanze e sapienti accordi cromatici, ma anche di pura arcana e primordiale espressività materica nella quale ogni grammatica invece sembra dissolversi. Finiremo allora per riconoscerci in questa poetica per riscoprire come in un sogno estatico radici che affondano nello spirito e nella poesia che credevamo essiccate.
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