Voto 7,5. Gli scandinavi ormai da tempo si cimentano nell'invenzione di storie thriller. La letteratura è piena di romanzi svedesi, norvegesi e danesi che parlano di criminalità, serial killer e storie noir.
I prodotti cinematografici invece arrivano in Italia un po' centellinati, nel 2014 ad esempio è la volta di Bron, serie televisiva dano-svedese ideata da Hans Rosenfeldt e trasmessa da Sky atlantic. Anche questo forse sarebbe stato un prodotto poco pubblicizzato se i suoi diritti non fossero stati acquistati da Usa e Francia per realizzarne dei remake.
Secondo il mio parere potreste "accontentarvi" dell'originale, in quanto si tratta di una serie ben realizzata con ottima recitazione da parte degli attori, nonostante aleggi sempre quel senso di freddezza che accompagna ogni prodotto scandinavo.
Il titolo è abbastanza eloquente e si riferisce al Ponte di Oresund, il quale ha l'onere e l'onore di collegare Svezia e Danimarca, precisamente Malmo a Copenaghen.
Il ponte diverrà un ottimo pretesto per parlarci delle differenze tra questi due paesi così vicini ma abbastanza diversi negli approcci sociali e lavorativi; in pratica come se si parlasse di Italia e Germania.
Le differenze riguardano anche i metodi investigativi dei poliziotti di Malmo e Copenaghen, "costretti" a lavorare insieme per scoprire l'identità del killer del ponte. Un cadavere sezionato a metà viene trovato sul ponte: una parte della vittima è svedese, l'altra è danese.
A dirigere le indagini saranno Saga Noren (Sofia Helin) detective di Malmo e Martin Rhode (Kim Bodnia) poliziotto di Copenaghen.
Soffermarsi su questi due personaggi è d'obbligo in quanto racchiudono il senso della serie tv e nascondono un grande lavoro di scrittura.
Saga è un "ghiacciolo", forse affetta dalla sindrome di Asperger: insensibile, priva di sentimenti, sincera senza mezzi termini, glaciale e buffa nel suo essere aliena al mondo umano. Se deve far sesso lo dice senza preamboli, Saga è incapace di provare sentimenti di coesione e condivisione ma è senza dubbio una detective molto in gamba e capace.
Martin invece è l'esatto opposto, troppo socievole. Talmente socievole da portarsi a letto chi gli capita a tiro, socievole al punto di costruirsi due famiglie e distruggerle per la sua socievolezza. Anche i metodi investigativi danesi sono un po' troppo faciloni rispetto a quelli svedesi, tanto da chiudere un caso in fretta. Caso che naturalmente sarà collegato con quello in questione.
Il fulcro della storia è la caccia ad un serial killer metodico e ordinato, in grado di prevedere ogni passaggio del suo piano; in grado di innescare trappole a catena con lo scopo di mettere in luce i difetti della società scandinava. Il suo motto è: La legge non è uguale per tutti.
Le indagini procedono come prevede il manuale del thriller classico, attraverso false piste ed indizi interessanti, cadaveri e vittime salvate.
Il grigio cielo scandinavo ci accompagnerà in questo viaggio andata e ritorno tra Svezia e Danimarca e ci condurrà fino ad un ottimo finale di stagione...
avevo iniziato a vedere il remake americano The Bridge ma l'avevo abbandonato dopo un paio di episodi perché era decente ma non eccezionale.
RispondiEliminami sa che l'originale è meglio..
L'originale è molto particolare, c'è quella freddezza scandinava adatta x questa storia...
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