Recensione Tre stanze per un delitto
Voto 6,5. L’ultima avventura
dell’investigatore belga
Hercule Poirot risale al 1975 in
Sipario – L’ultima
avventura di Poirot, anche perché l’anno dopo a morire fu la sua ideatrice:
Agatha Christie. Una coincidenza strana se si pensa che in quell’ultimo romanzo
la Christie metteva fine alla vita di Poirot, ormai malato.
Trentanove anni dopo ecco
risorgere Hercule Poirot per mano di Sophie Hannah, direttamente autorizzata
dagli eredi della celebre scrittrice di gialli.
Si tratta sicuramente di una
sfida interessante per la scrittrice Hannah, finora dedita al thriller
psicologico e super-elaborato/complicato. Da un lato può contare su una
curiosità editoriale dei lettori nuovi e nostalgici pronti a leggere/rileggere
di Poirot; dall’altro lato non può esimersi dalla gigantesca ombra di Agatha
Christie e dall’eventuale confronto.
Confesso che mi sarebbe piaciuto
leggere questo romanzo con più elementi o meglio avendo letto più libri di
Agatha Christie, in modo da darne un giudizio totale. Ahimè, ho letto soltanto
Dieci piccoli indiani tra l’altro neanche attinente con le avventure di Hercule
Poirot.
Il mio “giudizio” sarà dunque
limitato e non potrà mettere a rapporto le avventure passate e attuali di
Poirot. Va sottolineato come il mio rapporto con Sophie Hannah non sia dei più
rosei, trovando iper-elaborati rasenti al confusionario i suoi romanzi, vedi
Non è un gioco e
Non è come pensi.
Stimolante ed interessante l’idea
di base da cui parte Sophie Hannah: Una donna si reca da Poirot confessandogli
che sta per essere uccisa, ma non vuole essere salvata e non vuole che
successivamente venga scovato il colpevole.
Il seme del dubbio, il mistero si
insinua in Poirot e nel lettore. Qual è la vera motivazione di questa richiesta
tanto assurda?
Successivamente Poirot insieme al
detective di Scotland Yard designato delle indagini: Edward Catchpool, si
ritroverà ad indagare su un triplice omicidio commesso nell’Hotel Bloxahm. Due
donne ed un uomo trovati rigidi nella stessa posizione, avvelenati e con in
bocca un gemello con delle iniziali.
I tre erano arrivati il giorno
prima all’Hotel ed alloggiavano in tre stanze separate.
Il mistero e l’enigma avvolgono
sicuramente questa storia, dai mille interrogativi: Perché le tre persone
alloggiavano in quell’hotel? Chi li ha ammazzati e perché? Il caso è collegato
con quello della ragazza che si reca al bar a confessare il suo omicidio a
Poirot?
Ad aiutarci a trovare le risposte
a questi interrogativi sarà naturalmente Hercule Poirot, commissario in
pensione ma pur sempre perspicace ed in grado di risolvere casi di omicidio
manco fossero un semplice cruciverba.
Il lettore non potrà che
identificarsi con Catchpool, narratore in prima persona nonché “aspirante”
allievo investigatore di Poirot. Quest’ultimo confiderà a noi e a Catchpool le
sue deduzioni, i suoi ragionamenti, rendendoci partecipi e spingendoci a
ragionare sul caso.
In una situazione del genere con
mille interrogativi, tante vittime, casi e storie legate nel passato e nel
presente, Sophie Hannah ci sguazza allegramente. La trama ed i ragionamenti
conseguenti sono elaboratissimi e cervellotici, cambiando più volte le carte in
regola e rinegoziando più volte la storia.
La scrittrice inglese riesce
molto bene nella creazione dell’atmosfera degli inizi del Novecento, puntando
sul giallo classico e deduttivo e non sul moderno thriller ricco di suspense.
Non conoscevo Poirot, ma
l’immagine trasmessa dalla Hannah appare molto simile a quella del commissario
belga originale: un ometto simpatico, intelligente ed anche molto supponente.
L’esperimento a mio modo di
vedere è riuscito quasi completamente, l’unico neo sono la eccessiva
complessità ed elaborazione in alcuni punti che tolgono fluidità alla lettura.
TRAMA: Dopo l'ennesimo caso risolto, Hercule Poirot ha finalmente deciso di prendersi una vacanza. E visto che viaggiare è molto stancante, quale migliore destinazione di Londra stessa? Così, senza dire nulla a nessuno, ha affittato una camera in una pensione cittadina, deciso a godersi il meritato riposo, al riparo dagli assalti di chi cerca il parere del detective più famoso del mondo. Ma se, per una volta, Poirot non insegue il mistero, è il mistero a inseguire lui. Una sera, mentre è seduto a un tavolo di un piccolo locale, intento a gustare un delizioso caffè, irrompe una donna, sconvolta. Poirot le si avvicina, presentandosi come un poliziotto in pensione. La donna sembra spaventarsi ancora di più e gli chiede di assicurarle che non è più in servizio. Quando Poirot glielo conferma, lei gli confessa che sta per essere commesso un omicidio. La vittima è lei, e merita di essere uccisa. Per questo lui deve prometterle che non farà nulla per salvarla e non cercherà, successivamente, di trovare il colpevole. A quel punto la donna corre fuori dal locale e sparisce nella notte. Quanto c'è di vero in quel racconto? E i tre omicidi commessi a Londra quella stessa sera sono collegati alle parole della donna? A trentanove anni dalla sua ultima apparizione letteraria, Hercule Poirot, il detective più famoso e amato del mondo, ritorna per risolvere tre delitti apparentemente inspiegabili. Per la prima volta gli eredi di Agatha Christie hanno autorizzato che il personaggio inventato dalla scrittrice britannica nel 1920 faccia la sua ricomparsa, interpretato dalla penna di una nuova autrice. E la scrittrice chiamata a questo compito è Sophie Hannah, maestra inglese del thriller psicologico, i cui romanzi hanno venduto, nel solo Regno Unito, centinaia di migliaia di copie, vincendo numerosi premi e venendo tradotti in più di venti paesi. Il risultato è un romanzo straordinario, capace di dare vita, ancora una volta, al mito di Poirot, con il suo misto di ironia, mistero e strabilianti deduzioni.
AUTORE: Sophie Hannah
EDITORE: Mondadori
NAZIONE: Inghilterra
ANNO: 2014
PAGINE: 308
Cavolo, la Hannah - di cui ho letto una roba molto intricata che non mi era piaciuta - si è presa una responsabilità enorme, per non dire di più. Si era tanto parlato del ritorno di Poirot, eppure il romanzo è passato praticamente inosservato. Non ne ho sentito parlare granchè. Mi hai incuriosito e il voto non è male, considerata l'ardua impresa :)
RispondiEliminaIo ne ho letti due e non mi hanno entusiasmato. Ha il vizio di intricare troppo le sue storie per confondere il lettore (cosa che fa anche in questo) ma tutto sommato la storia è carina, purtroppo non posso confrontarla con quelle della Christie relative a Poirot; ma prometto che prima o poi leggerò qualche romanzo con il poirot originale :)
EliminaAnch'io ammetto di non aver mai letto le avventure originali, sigh! :/
EliminaHo ripescato dalla memoria pure il titolo del romanzo, guarda: Non ti credo. Pure misterioso, pure scritto bene, ma troppo incasinato!
Ti credo :D la stessa cosa è capitata a me con Non è gioco e Non è come pensi, intuizioni geniali ma poi si incastra/incarta da sola...
EliminaSono d'accordo con voi.Io ho letto "Non è mia figlia",inizio travolgente e poi complicazioni inutili per distogliere il lettore da quella che era la soluzione più logica e prevedibile.
RispondiEliminaDopo ho letto "Non è lui"e ho giurato che non leggerò mai più niente di questa scrittrice.
La cosa strana è che abbiamo letto tutti romanzi diversi di Sophie Hannah e siamo giunti tutti alle stesse conclusioni: troppo complicata nello stile :)
EliminaEcco io di Sophie Hannah non ho mai letto niente, però di Agatha Christie sì, e tanto anche, quindi conosco bene il personaggio di Poirot e questa operazione non mi convince molto, anzi diciamo che in generale questa cosa di autori che riprendono in mano personaggi creati da altri non mi convince affatto.
RispondiEliminaLa tua recensione mi ha messo comunque un po' di curiosità e forse lo leggerò, se non altro per farmi un'idea se la Hannah è riuscita a rispettare il personaggio di Poirot o no ;)
Sicuramente sarai in grado di valutare meglio questo lavoro di Hannah data la conoscenza di Poirot ;) dunque aspetto la tua recensione :)
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