Recensione Lo svedese
Voto 5,5. Dell'esordio di Robert Karjel, pilota di elicotteri e colonnello dello Swedisch Air Force, se ne parlava benissimo complice anche la futura trasposizione in serie tv da parte della Yellow Birds (produttrice di Oblivion) del suo romanzo Lo svedese.
Ora non vorrei fare la parte del distruttore ma a mio avviso c'è di meglio in giro e ci sono numerosi romanzi italiani davvero meritevoli di diventare serie tv. Sicuramente la Svezia dopo il progetto
The Bron è più pronta per il genere thriller; ma anche noi abbiamo dimostrato con
Gomorra che quando vogliamo ci sappiamo fare.
Il problema di questo romanzo forse non è neanche nella parte narrativa che come spiegherò in seguito ha degli ottimi spunti. La parte più ostica risiede, almeno secondo la mia esperienza, nella scrittura. Ora non so se il problema sia dovuto alla traduzione o al modo di scrittura di Karjel, ma il romanzo è risultato poco fluido in moltissimi punti. Una scrittura quasi masticata, periodi lunghi e improvvisi cambi di punti di vista che costringevano a rivedere il paragrafo.
A disorientare il lettore è anche il cambio temporale che sicuramente sarà efficace televisivamente.
In linea di massima Lo svedese si divide in due grossi spezzoni: da un lato abbiamo le avventure di N., Mary, Vladislav e Reza. Essi sono dei sopravvissuti allo Tsunami indiano. Persone che hanno perso tutto e non hanno più nulla da perdere. Quando conosceranno Addelroy saranno disposti anche a compiere una rapina a Topeka, pronti ormai a rifarsi una vita.
Lo scrittore ci narrerà dei rapporti all'interno di questo gruppo, vedi ad esempio la relazione fugace tra N. e Mary.
A fare da contraltare a questa situazione c'è una prigione sperduta nell'Oceano Indiano. L'FBI, la CIA e quant'altro hanno come prigioniero un uomo. Purtroppo per loro quest'ultimo non parla con nessuno, dunque si prova la carta dello svedese che risponde al nome di Ernst Grip.
Grip è senza dubbio uno dei protagonisti di questa storia. Anche la sua storia ci verrà narrata nel corso del tempo.
Questa seconda situazione porta con sé l'incubo americano degli attentati terroristici e le immancabili conseguenze, quali le torture verso i prigionieri. Chiunque anche uno svedese potrebbe essere scambiato per un musulmano.
La prima metà del romanzo dunque alterna le vecchie storie di questi personaggi che appaiono distanti geograficamente e dal punto di vista dei contenuti. Il ritmo aumenta sicuramente nello seconda metà del romanzo in cui qualche elemento comincia a intersecarsi, purtroppo la sensazione di scollamento resta e si ha la sensazione che
Lo svedese non sia un (spy) thriller perfettamente compiuto.
TRAMA: Ernst Grip, guardia del corpo reale e agente della Polizia di sicurezza svedese, viene convocato dall'FBI a New York e portato in uno sperduto atollo dell'Oceano Indiano per interrogare un detenuto di cui non si comprende la nazionalità. L'ipotesi è che il prigioniero sia svedese e sia coinvolto in un attacco terroristico di matrice islamica avvenuto in Kansas, ma poiché si rifiuta di parlare, sembra impossibile identificarlo. L'agente si trova davanti una specie di fantasma: ciò che resta di un uomo che ha subito per mesi e mesi le più atroci torture. Lentamente, però, il prigioniero comincia a raccontare, e Grip rimane invischiato in un'indagine che parte da fatti avvenuti in Thailandia subito dopo lo tsunami del 2004, si intreccia a una serie di furti di opere d'arte, agli interessi di uno spietato trafficante d'armi americano e si insinua nelle pieghe più oscure del terrorismo internazionale. Ma scoprirà qualcosa di ancor più sconcertante: che la sua vita e quella del misterioso detenuto sono legate in maniera inaspettata ma indissolubile. Un thriller che indaga nel cuore della psiche umana e della politica internazionale gettando una luce nuova sui compromessi morali che le persone, e le nazioni, sono costrette a fare in condizioni estreme.
AUTORE: Robert Karjel
EDITORE: Rizzoli
NAZIONE:Svezia
ANNO:2014
PAGINE: 316
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