Voto 4-. Nonostante il titolo inglese, Surrounded è un film di produzione italiana. Il produttore è Gabriele Albanesi, regista de Il bosco fuori, che affida la direzione a Laura Girolami e Federico Patrizi. Il cast è un mix tra comparse italiane, inglesi, ma si affida soprattutto all'attrice italo-americana Tatiana Luter.
Produttore giovane (classe 78), registi ed attori alle prime esperienze; queste dovrebbero essere le prime avvisaglie che non siamo di fronte ad un film compiuto ma un film quasi embrionale, che manca dei giusti mezzi tecnici per poter esser visto alla pari delle pellicole standard.
Proprio per questo si dovrebbe avere un piccolo occhio di riguardo per questo film che prova ad esplorare nuove strade nell'Italia delle commedie, ammiccando comunque ai vecchi gialli del passato.
Il tema di base è la home invasion. In un luogo qualunque, una ragazza qualunque, lasciata sola per qualche giorno dal marito, viene circondata da tizi in nero e con maschere molto simili a quelle del film The Strangers; film a cui molto verosimilmente s'ispirerebbe Surrounded.
Cosa va e cosa non va in Surrounded?
Iniziamo dai difetti, che non possono che essere diversi per un film "sperimentale". Il primo fattore che farebbe abbandonare la visione della pellicola dopo pochi minuti è l'improbabile doppiaggio dei dialoghi, anche peggiore di quello di una soap opera; il film infatti è girato in inglese. Queste voci improbabili portano nel baratro anche le interpretazioni dei protagonisti, che meglio fanno quando non emettono suoni.
Poco originale è anche la sceneggiatura che ammicca alle home vision americane, non giustificando alcune scelte poco plausibili. Casa isolata in mezzo al nulla con vetrate senza tende alla vista di tutti, lì dentro ci vive una ragazza tutta sola. Chi sfiderebbe così tanto la sorte?
A mancare per buona parte è anche il ritmo, i primi 45 minuti sono dedicati alle semplici attività che la protagonista compie in tutta tranquillità; la home vision per molti potrebbe arrivare troppo tardi o non arrivare mai se si decidesse di spegnere prima la tv. Era dunque consigliabile un inizio al cardiopalma per poi riavvolgere la pellicola ai momenti di tranquillità, spiegando perché la ragazza vive in quel posto.
Di positivo c'è senza ombra di dubbio la regia. Una direzione che riesce a regalare pathos, suspense e mistero. La maggior parte delle riprese inseguono la protagonista, non mostrandoci mai cosa si nasconda al di là della camera. Ottimi anche i campi ravvicinati ed i dettagli stretti.
Intelligente anche l'uso della fotografia che si affida per la maggior parte del tempo alla luce naturale regalata dalle ampie vetrate, che indeboliscono però l'aspetto narrativo.
Congruente infine l'epilogo della storia che trova una giustificazione a questa home invasion di massa.
Felice di essermelo perso.
RispondiEliminaE di continuare a perdermelo... :)
La cosa più irritante e il doppiaggio, ma anche la trama non è fondamentale per la storia del cinema...
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