La dittatura dello zero assoluto è l'ambizioso romanzo scritto dal giovane
Michele Marca. L'autore per il suo esordio letterario rievoca il thriller alla
Saw l'enigmista, o meglio ancora alla
The Cube.
Marca rinchiude sei persone in celle fatte di specchi. I sei carcerati non ricordano come sono arrivati lì, e ancor meno del loro passato. Un burattinaio li sta mettendo a dura prova, chiedendo determinate azioni per concedere la libertà ad uno di essi.
La trama dunque è abbastanza classica e vista in diversi libri/film thriller.
Di diverso c'è senza dubbio il linguaggio molto forbito e classico utilizzato da Michele Marca, che porta uno stile poco utilizzato nel genere.
Lo scrittore è inoltre molto preciso nelle descrizioni dei luoghi e degli aspetti fisici dei personaggi, accuratamente raccontati.
L'evolversi della storia è molto ambizioso e ricco di misteri, difficili da decifrare. In alcuni punti sembra che il racconto di circa 80 pagine sia fine a se stesso, senza una meta di arrivo precisa.
TRAMA: In un futuro non troppo lontano, sei carcerati sono stati rinchiusi in un’anonima prigione con sole sei celle costruite in specchi. I suddetti carcerati verranno introdotti ad una prova suddivisa in sei turni per aver salva la vita: scrivere a turno una storia in grado di stupire il capo di questo carcere che si fa chiamare Il Burattinaio.
In una zona sconosciuta del globo, nel cuore del nulla, si ergeva un immenso edificio adibito a centro di detenzione, in cui, le sue uniche sei celle, erano collocate l’una accanto all’altra sul fondo di una gigantesca sala bianca. Le stanze erano di forma cubica, in specchi infrangibili spessi diversi centimetri, fatta eccezione per una di esse, parallela al terreno e costituita da un materiale plastico resistentissimo. […]
Michele Marca è un giovane di 22 anni, le sue passioni sono la letteratura e la storia, interessi che hanno guidato la sua mano alla scrittura. “La Dittatura Dello Zero Assoluto” è la sua prima opera, nonché la realizzazione del suo sogno di entrare nel mondo degli scrittori.
E io che, dal titolo, pensavo fosse una distopia in cui quei cantanti italiani che facevano dùdùdùdùdùdù nei ritornelli fossero patroni dell'universo. :-D
RispondiEliminaahahahah
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