Recensione Il principio del male
Stefano Tura oltre ad essere un noto inviato del Tg1 in Inghilterra, da diversi anni si occupa di scrittura thriller. Buon successo Tura lo sta ottenendo con la serie di Peter McBride e Alvaro Gerace, già conosciuti in
Tu sei il prossimo, fresco vincitore del premio Mariano Romiti, dedicato alla letteratura gialla.
Una serie abbastanza particolare che si divide in due macromondi: l'Inghilterra in cui agisce Peter e la costiera romagnola in cui si muove Alvaro Gerace.
Peter McBride è un detective sui generis dai modi brutali e poco rispettoso delle convenzioni; un omone di colore temerario e coraggioso, un lupo solitario del NCA, corpo speciale inglese.
Più silenzioso e "normale" Alvaro Gerace, sempre accompagnato dalla fedele Clarissa.
Il principio del male è un thriller particolare, molto attento allo sfondo sociale dell'Inghilterra. Un paese ritenuto forse da noi italiani: un'isola felice, ma descritta da Tura non molto dissimile dai nostri costumi. In primo piano i problemi di immigrazione clandestina ed inserimento nel mondo del lavoro degli stessi; l'Inghilterra mostra i limiti comuni a molti paesi europei.
Due italiani vengono massacrati nella loro abitazione proprio nel momento in cui il loro "sogno inglese" diveniva realtà: Marco aveva trovato lavoro in un supermercato, Anna in un pub. Marco è sopravvissuto a stento con grossi problemi psicologici, Anna è morta. Altre aggressioni xenofobe spaventano gli stranieri in Inghilterra, l'ombra di un killer aleggia sulla comunità.
Alvaro Gerace è invece ancora a caccia del clown pagliaccio, conosciuto nel primo romanzo.
Il principio del male è un thriller davvero teso anche se ricco di descrizioni e particolari, frequentemente utilizzate da Stefano Tura. L'autore ha la grande capacità di dar vita ad una storia duplice collegata da un filo lieve ma decisivo. L'alternanza tra i due ambienti europei è funzionale nel racconto storico delle due realtà, atte ad esaltare anche il comportamento dei protagonisti. Fa niente se Peter McBride è un "supereroe" abbastanza classico, troppo forte per i cattivi.
Se siete ormai immersi e presi da questa saga non disperate, presto sentiremo parlare ancora di Stefano Tura ed i suoi personaggi...
TRAMA: Il volto martoriato da lividi e ferite, la bocca frantumata, le ossa degli arti barbaramente spezzate. Ma il dolore più acuto non è certo dovuto alle ferite. Quando intravede, ancora semicosciente, il corpo di Anna, la sua compagna, abbandonato accanto a lui sul letto, lo sguardo vitreo e inespressivo che solo la morte sa creare, capisce che nulla potrà più essere come prima. Marco e Anna si erano trasferiti da poche settimane a Ipswich, nel Suffolk, lasciandosi alle spalle Bologna e un paese che non aveva dato loro granché. L’Inghilterra li aveva accolti con un lavoro decente e soprattutto la speranza di un futuro migliore, speranza di cui ora non rimane neppure un frammento. Un anno dopo di Marco e Anna nella cittadina inglese non c’è più neppure un vago ricordo, anche perché l’omicidio di una giovane prostituta croata ha spostato i riflettori sul vecchio caso di un serial killer apparentemente chiuso dieci anni prima. Alla polizia locale e ai suoi zelanti e burocratici agenti, Scotland Yard affianca Peter McBride, nei registri della polizia noto anche come BigMac, accusato di vari crimini, condannato a qualche anno di reclusione. Un genio nel risolvere i casi più complessi, anche se con metodi decisamente poco ortodossi. Dopo i primi sopralluoghi, McBride si accorge che è un’altra la pista da seguire e chiede aiuto a una vecchia conoscenza, Alvaro Gerace, poliziotto italiano che mai si è accontentato della soluzione più facile. Insieme, pur rimanendo nei propri paesi, scopriranno che la verità, che a tutti, dai media alla polizia, fa comodo tenere nascosta, è atroce e affonda le sue radici negli istinti più bassi e ancestrali dell’animo umano.
AUTORE: Stefano Tura
EDITORE: Piemme
NAZIONE: Italia
ANNO: 2016
PAGINE: 370
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