Jeremiah "Terminator" Leroy (31 ottobre 1980) è uno scrittore statunitense. Di lui si sa
davvero poco. Le informazioni sul suo conto le si possono desumere
dalle sue opere - tutte a carattere autobiografico - e dalle
informazioni rilasciate dalla sua casa editrice. Dal 2000 a oggi ha
pubblicato tre romanzi e un racconto lungo: “Sarah” (id.
1999),
“Ingannevole è il cuore più di ogni cosa” (The
Heart Is Deceitful Above All Things, 2000),
“La fine di Harold” (Harold’s
End 2005)
e “Labour” (2007), ancora inedito in Italia.
Prima
di immergerci nel triste mondo malato descritto da Leroy, penso sia
meglio riportare quel poco che si sa della sua vita. Jeremiah nasce
nel virginia occidentale. Sua madre Sarah, al momento del parto,
aveva solo quindici anni. Sarah cerca di abortire, ma il padre – un
fanatico religioso – glielo impedisce. Il bambino nasce e viene
dato in adozione. Tutto va bene per un po’, vale a dire finché
Sarah non diventa maggiorenne. Dopo una causa intentata e vinta nei
confronti della famiglia adottiva, Sarah riesce a riprendersi il
bambino. Jeremiah viene trascinato dalla madre in un mondo
iper-violento, fatto di droga, prostituzione, abusi eccetera.
L’abbandono è all’ordine del giorno e, per un po’, Leroy sta
con i nonni. Che però sono fanatici religiosi di quelli tosti,
quindi anche lì subisce tutta una serie di abusi (vi dirò solo:
“Cloro & Candeggina”).
A
tredici anni, Jeremiah è già un tossicodipendente. Abbandonato
definitivamente dalla madre, viene preso sotto la “protezione” di
una coppia di musicisti falliti: Laura Albert e Geoffrey Knoop. I due
conducono il giovane in un consultorio per ragazzi disagiati,
l'Adolescent
Inpatient Psychiatric Program
del McAuley Institute di San Francisco. Lì viene preso in cura dallo
psicoterapeuta Terrance Owens. Owens gli ha chiesto di mettere su
carta le proprie esperienze di vita. Grazie a Owens e a Dennis Cooper
– noto scrittore di romanzi scandalistici - inizia la carriera
letteraria di Leroy.
Dopo
qualche racconto (su cui non mi è stato possibile mettere le mani)
pubblicato con lo pseudonimo di “Terminator”, esce nel 1999 il
primo romanzo di Leroy: Sarah. All’epoca le informazioni su di lui
erano meno della metà di quelle che ho riportato e la sua figura era
avvolta in un alone di mistero. Il successo fu mondiale.
Voto 8. Il
libro è dedicato al Dottor Owens, a Sarah e a Dennis. La prosa è
asciutta, dolorosamente concentrata sul presente.
Ecco
la trama: Jeremiah vive assieme alla madre Sarah. Entrambi si
prostituiscono per Glad, che possiede la tavola calda “Le Colombe”.
Curiosamente, guadagna più Jeremiah travestendosi da donna e
facendosi chiamare “Cherry Vanilla” che sua madre. Jeremiah ama
quello che fa e nutre una profonda ammirazione per Glad. Le cose
iniziano ad andare male quando Jeremiah e Sarah litigano. Lei se ne
va e lui inizia a “lavorare” per il malvagio Le Loup, che
trasforma Jeremiah in una santa, un’oggetto di venerazione per i
camionisti di passaggio. La storia prosegue con la fuga del ragazzino
e la perdita della sua innocenza. Almeno, per come la vede lui.
Steven
King, nella prefazione della sua antologia “A volte ritornano”
(Night
Shift, 1978),
ha scritto (parafraso) che “leggiamo racconti dell’orrore per non
pensare all’orrore vero: quello che ci circonda”. Ha ragione: ci
risulta molto più facile guardare un film di Zombie piuttosto che un
documentario. Sotto questo punto di vista, Leroy ha elaborato un
romanzo che fa davvero paura, perché parla delle cose orrende di
questo mondo. Anche se il mondo di “Sarah” e il nostro hanno poco
a che fare l’uno con l’altro. In “Sarah” il mondo sono lunghe
strade asfaltate in mezzo ai boschi, stazioni di servizio e
camionisti crossdresser.
Colpo
di scena. Il 9 gennaio 2006, sul New York Times, appare un articolo
il cui titolo era più o meno questo: JT
Leroy non esiste!
L’autore – o meglio, l’autrice – dei vari romanzi è Laura
Albert, la stessa Laura Albert che assieme al compagno avrebbe
salvato Leroy.
Ecco
come sono andate le cose. Laura Albert era una trentenne madre di
famiglia con un paio di buone idee in mano (sulle “buone idee”
torno dopo). La Albert temeva di non essere presa sul serio da Dennis
Cooper, quindi, suppongo, si mise a riflettere su cosa poteva fare
per ovviare al problema. La gente ama la tragedia. Questo è un dato
di fatto. Conscia di questo, la Albert decise che il protagonista dei
suoi racconti avrebbe fatto più effetto se fosse stato vero… o se
tutti quanti lo avessero creduto tale. Jeremiah aveva tutto: una
storia drammatica, una prosa abbastanza sciolta, una storia che non
poteva non funzionare. Mancava solo una cosa: un corpo. In tutti i
libri, “Jeremiah” si descrive come molto femminile. Quindi fu una
donna ad interpretare il personaggio: Savannah Knoop, la sorellastra
del suo compagno.
La
“buona idea” della Albert è, appunto, buona… ma non è
originale. Altre persone hanno avuto quest’illuminazione prima di
lei. Primo tra tutti, il regista francese Louis
Malle.
Vi chiederete in “Cosa c’entrano un regista francese tangente
alla Nouvelle Vague e una scrittrice scandalistica di Brooklyn?”.
C’entrano eccome.
Le
persone credono che scrivere una storia violenta, sconvolgente,
immorale sia semplice. Niente di più sbagliato. I risultati sono
spesso scontati e moralistici. “Sarah” parla di prostituzione
minorile. Non è il primo libro che lo fa e non sarà neppure
l’ultimo. Quello che lo rende unico, però, è il modo
in cui ne parla. Come se fosse normale.
Un conto è parlare di un mondo come il nostro, in cui i personaggi
sanno cosa sia morale e cosa no, un altro è creare un mondo in cui,
semplicemente, quella regola morale non esiste. Ecco cosa accomuna
Malle alla Albert. “Pretty Baby” (id. 1978) si basa sullo stesso
principio. In un mondo senza la “regola morale” di cui vogliamo
parlare, i protagonisti non conoscono la differenza tra il cosiddetto
bene e male. Quindi sono i protagonisti stessi che vanno a cercare
l’immorale. In “Pretty Baby” la piccola protagonista non ha
coscienza di cosa sia morale e cosa no. Neppure il mondo che la
circonda. Per questo tutto quello che fa lo fa con innocenza. Ed è
questo che lascia il segno, che fa star male il pubblico.
NOTA
DI CHIUSURA:
Il
22 giugno 2007, i giudici di Manhattan hanno condannato per frode
Laura Albert, che ha infranto la legge firmando col suo pseudonimo un
contratto con un la Antidote International Films per i diritti di
“Sarah”. Una multa di 116.500 dollari. Il film avrebbe dovuto
dirigerlo Gus Van Sant – che non si lascia scappare l’occasione
di riprendere qualcuno di carino.
Un
notevole film sul libro successivo della Albert è stato realizzato.
“Ingannevole è il cuore più di ogni cosa” (The
Heart Is Deceitful Above All Things, 2004),
di
Asia Argento. Ma di questo parlerò nella parte due.
.
Oscar Francioso
Al di là della "truffa" di Laura Albert, o più che altro della geniale operazione di marketing, il libro è decisamente valido e anche a me è piaciuto parecchio.
RispondiEliminaP.S. Nico, ma Oscar Francioso esiste per davvero, oppure anche tu hai inventato un personaggio dietro al quale celarti? ;)
Ahah no no anzi è un piemontese come te, però l'idea del personaggio non è male :D
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