Oggi ho il piacere di ospitare sul mio blog
Diego Collaveri, tra le
altre tante cose autore di gialli.
1. Benvenuto Diego, ho letto
il tuo curriculum artistico: complimenti, davvero molto ricco. Hai
spaziato nel mondo dell'arte a 360 gradi: cinema, musica,
letteratura. Quale “spazio artistico” riesce a soddisfare
pienamente le tue idee?
D.G.: Grazie per i complimenti.
Sicuramente la narrativa rispecchia di più per me la possibilità di
poter spaziare senza confini di sorta con la scrittura. Sai,
sicuramente vista la mia formazione professionale il campo
cinematografico è senza dubbi quello che mi rispecchia di più, però
la sceneggiatura (per lo meno in Italia) ha lo scotto dei limiti
economici di realizzazione, che implica soprattutto un ridurre le
storie a generi poco visionari. Se da un certo punto di vista la
narrativa di genere (come appunto il noir) può quindi trovare una
sua collocazione, c’è il rischio di diventare monotematici, cosa
che mal si concilia col mio modo di vedere la scrittura a cui, come
rispecchiato dai diversi generi a cui appartengono i miei libri,
piace cambiare.
2. Cinema e letteratura
accompagnano da sempre la tua carriera. Come sei riuscito a
conciliare queste due passioni?
D.G.:Scrivere è sempre stato
il filo costante attorno al quale si sono sviluppate le mie
esperienze lavorative, anche se devo ammettere me ne sono accorto in
tarda età. All’inizio erano due parti di me ben distinte e
separate, comunque unite nel mio modo di scrivere che da sempre viene
definito “cinematografico” e “visivo”, ma da qualche anno a
questa parte ho trovato un modo per me fantastico di farli coesistere
contemporaneamente attraverso l’insegnamento (sono docente di
scrittura per il cinema presso la Scuola Carver di Livorno). Devo
dire che mi ha aiutato molto a dare una nuova veste comune a due modi
di vedere la narrazione che ho sempre tenuti distanti.
3. Il giallo. Cosa vuol dire
per te questa forma letteraria?
D.G.: Per me il giallo è un
vero e proprio gioco con il lettore. Adoro fornire tutti gli
strumenti per risolvere l’indagine all’interno della prima metà
del romanzo, in modo che poi si innesca una sfida autore/lettore sul
riuscire a preservare l’enigma fino alla fine. Devo ammettere che è
una sensazione intrigante e la percepisco durante tutta la stesura
del testo.
4. Hai anche scritto per
LaTelaNera. Come consideri il mondo dei blog/siti internet?
D.G.: Il mondo adesso viaggia
in rete e non può farne a meno. I siti e i blog sono divenuti ormai
i pilastri di una informazione pubblicitaria che abbraccia il mondo,
vista la visibilità mediatica data dal web. Presto molta attenzione
ai feedback che vengono da questi, perché sono il riscontro più
immediato del mio lavoro, inoltre offrono un’ottima vetrina
universale, anche se spesso, se non ci sono persone capaci dietro,
rischiano di diventare chiacchiere da pollaio. Bisogna sempre tener
conto della professionalità individuale che c’è alla base, perché
è un qualcosa che ripagherà sempre queste piattaforme. Dal canto
mio, riguardo recensioni e articoli di cinema, mi danno la
possibilità di creare discussioni o condividere punti di vista,
generando qualcosa di sempre costruttivo.
5. Come nasce il Commissario
Botteghi?
D.G.: Botteghi rispecchia il
carattere di un abitante di Livorno, condito però da tutte quelle
sfumature cliché del protagonista noir. Nel momento in cui mi sono
legato alla casa editrice Fratelli Frilli Editori, che da anni
portano avanti con estremo impegno e professionalità la bandiera del
noir metropolitano, si era reso necessario creare un protagonista
adeguato alla città. Botteghi è un cognome molto frequente a
Livorno e fu divertente quando tal Mario Botteghi l’anno scorso mi
scrisse ringraziandomi di aver dato il suo nome e cognome al
personaggio.
6. La serialità dei
personaggi. Quali sono i vantaggi e quali i limiti?
D.G.: Sicuramente il vantaggio
è di poter saziare la curiosità, prima dell’autore e poi del
lettore, del voler approfondire ogni angolo della vita dei
personaggi. Allo stesso tempo forse il limite è proprio non trovare
mai il fondo di questa ricerca, altrimenti il personaggio resterebbe
statico in un qualcosa di già visto e conosciuto. Pensa da sempre
che i personaggi debbano essere in continua evoluzione, altrimenti
alla lunga vengono a noia.
7. Il nuovo romanzo ha sullo
sfondo la seconda guerra mondiale. Com'è stato ricostruire questo
aspetto storico?
D.G.: Molto interessante,
soprattutto perché è legato agli avvenimenti accaduti a Livorno, la
mia città. Ho scoperto molti fatti storici che ignoravo e mi sono
ritrovato nel passato di un luogo che forse davo troppo per scontato.
Come faccio dire allo stesso protagonista ne “Il Segreto del
Voltone” questi avvenimenti fanno parte del DNA di noi livornesi e
la storia della liberazione e del dopoguerra ce la portiamo dentro.
Devo ammettere che mi ha stuzzicato molto creare un romanzo che sia
un ibrido con contaminazioni storiche, noir e gialle, e spero di
proseguire su questa strada anche per i prossimi capitoli.
8. Dato che sei anche un
regista, i tuoi romanzi li vedresti meglio come film cinematografici
o serie tv?
D.G.: Sicuramente serie TV,
visto appunto la serialità.
9. Chi vedresti nei panni
del Commissario Botteghi?
D.G.: Se chiudo gli occhi
Botteghi ha l’ineguagliabile voce di Fabrizio Pucci,
attore/doppiatore/direttore del doppiaggio(voce italiana di Hugh
Jackman), che si è amichevolmente prestato a leggere delle parti nel
book trailer de Il Segreto del Voltone(lo trovate su Youtube), ed
essendo un bravissimo attore sarebbe il volto ideale. In alternativa
Luca Ward ha il vissuto adatto nelle sue espressioni. Non è un caso
che indichi, oltre che due ottimi attori, due doppiatori; la voce e
le sue sfumature sono molto importanti per un personaggio come
Botteghi, per dar vita ai demoni che si porta dentro.
10. Prossimi progetti?
D.G.: Spero a breve vacanza!
Scherzi a parte, per adesso sono completamente preso dalla promozione
de Il Segreto del Voltone, oltre a un progetto cinematografico di cui
si stanno buttando le basi adesso ma che vedrà eventualmente la luce
anno prossimo. Inoltre sto cominciando a preparare i corsi di cinema
che riprenderò a Ottobre prossimo presso la Scuola Carver di
Livorno. Penso che mi regalerò fino a Settembre prima di rimettermi
dietro la prossima avventura del commissario Botteghi, di cui ho già
qualche idea.
Grazie mille per il tempo
concessomi, è stato veramente un piacere poterti intervistare.
D.G.: Grazie a voi.
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