Con grande piacere oggi vi presento la tappa del mio blogtour relativo al romanzo Gli occhi di Borges di Giovanni Ricciardi, edito da Fazi Editore.
Ecco di seguito le mie domande:
1)
Come nasce l'idea
del romanzo “Gli occhi di Borges”?
G.R. Nasce da un fatto di cronaca avvenuto nel
2000: la scomparsa dalla Biblioteca Nazionale di Buenos Aires di un raro
esemplare della prima raccolta poetica di Borges: Fervore di Buenos Aires. Probabilmente un furto su commissione da
parte di qualche ignoto collezionista. Su questo fatto ho costruito una trama
di fantasia.
2) Cosa c'è di diverso rispetto alle
altre avventure del Commissario Ponzetti?
G.R. L’ambientazione della prima parte del
libro, in Argentina, dove il commissario ritrova una sua vecchia conoscenza: il
ghost-writer Andrea Perfetti, protagonista del mio quarto romanzo, Portami a ballare. Si può dire che
questo settimo libro sia il sequel di
quello.
3)
Perché un lettore
dovrebbe leggerlo?
G.R. Perché è un giallo a mio giudizio ben
costruito, perché oltre al giallo si ricostruisce un’atmosfera “esotica”,
perché alla trama si mescola le poesia e la letteratura: poi, tutto dipende dal
gusto personale.
4)
In questo romanzo
affronta l'interessante tema dell'astrologia e dell'esoterismo. Come si è
documentato?
G.R. Mi colpisce la tendenza di moda di alcune riviste
– sia cartacee che online – di costruire oroscopi raffinati, adatti a un
pubblico medio-alto, nei quali fa capolino qualche citazione dotta, un tocco di
psicologia, ingredienti che lo rendono accettabile e intrigante anche al
lettore colto. E che giocano sull’eterno desiderio dell’uomo di conoscere,
influenzare e controllare l’imponderabile enigma del suo futuro.
5)
Quanto c'è di
Ricciardi in Ottavio Ponzetti?
G.R. Né più né meno di quanto c’è in tutti i miei
altri personaggi, dall’ispettore Iannotta all’avvocato Galloni col suo cane
cieco. Sono parti di me, o di persone che conosco e che amo, sono il loro
autore e il loro burattinaio, ma poi a volte fanno loro quello che vogliono, e
mi lascio portare da loro per vedere dove vanno e cosa pensano.
6)
Se le avventure
di Ponzetti dovessero diventare un prodotto cinematografico chi vedrebbe nei
panni del commissario?
G.R. Un’amica, Giovanna Bentivoglio, che per
anni ha collaborato con Fellini, mi ha detto una volta che ci vedrebbe
benissimo Ennio Fantastichini, un attore bravo e capace di cogliere le
sfumature di personaggi complessi e un tantino introversi come lo è il
commissario Ponzetti.
7)
Quali sono
secondo il suo parere i pro e i contro della letteratura seriale?
G.R. Un po’ gli stessi delle serie televisive.
Ci si affeziona ai personaggi, che diventano come compagni di cammino, si
attende il loro ritorno per ritrovarsi con loro in una nuova storia. Questo è
il pro. Il contro, per un autore, è il rischio di ripetere un cliché, di finire
nella banale e ovvia ripetizione del già visto, di non rischiare più di tanto.
8) Ha già in mente le prossime avventure di
Ponzetti?
G.R. Assolutamente no. Ogni storia nasce
mentre scrivo. All’inizio ho in mente solo l’inizio e la fine. Quello che c’è
in mezzo si costruisce via via che la storia prende forma.
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