Quarto
appuntamento per il BLOGTOUR di Fazi Editore dedicato a “Uno
sparo nel buio” di
Vincenzo Cerracchio, in libreria dal 15 giugno.
Roma, 1922. Presso la Corte d'Assise si svolge il processo per
l'omicidio di Bice Simonetta, il cui cadavere è stato ritrovato la
mattina del 4 gennaio 1918 sul Lungotevere Marzio. L'imputato,
Ignazio Mesones, figlio di un diplomatico peruviano e marito della
vittima, è accusato di aver ucciso la donna con un colpo di pistola
alla tempia con l'intento di simularne il suicidio. Il caso sembra
piuttosto semplice da risolvere, se non fosse per l'ipotesi, sempre
più plausibile, di un eclatante scambio di persona per le evidenti
condizioni fisiche dell'imputato: l'uomo, da anni, è completamente
cieco. Testimonianze infervorate e perizie controverse smuovono le
acque di un'indagine la cui soluzione appare sempre più difficile,
ostacolata da deposizioni contraddittorie, minacce recapitate per
mezzo di sgrammaticate lettere anonime, traffici di droga sotterranei
e la comparsa di strane figure sulla scena. L'esito del processo si
sposta presto sui giornali, dove gli articoli di cronaca si fondono
sapientemente con i pareri personali degli autori dei vari pezzi, che
condannano e assolvono imputati e testimoni prima ancora che la
giustizia abbia fatto il suo corso. Sullo sfondo c'è l'Italia del
primo dopoguerra, l'Italia dei governi deboli e dell'incertezza
politica, dei duelli d'onore e dei violenti scontri di piazza, della
lotta all'analfabetismo e dei primi passi verso l'emancipazione
femminile.
L’ambientazione:
Roma negli anni ‘20
Roma
negli anni ’20 è una città stiracchiata e stropicciata, tesa come
una corda, tirata da una parte da una guerra finita e dall’altra
strattonata da un conflitto ancora peggiore, che fremeva di
cominciare. Roma è popolata dagli orfani della guerra, ragazzi che
hanno visto i loro padri scendere nelle trincee e spesso non fare
ritorno. Sono ragazzi indisciplinati, cresciuti a pane e strada,
senza una guida, senza un’istruzione adeguata e pronti a menar le
mani per far valere i propri diritti, almeno i pochi che conoscono.
Ma un governo debole e insicuro non poteva garantire loro nulla più
di questo e la filosofia di vita era quella del “ma che ce frega,
ma che ce ‘mporta”, nati durante un conflitto, consapevoli che il
prossimo già incombeva su di loro.
Quindi
la Roma degli anni ’20 è sporca, abbandonata a sé stessa, uno
splendido rudere di ciò che era stata l’Italia finora, pronta a
farsi demolire in un nuovo conflitto aperto. I pochi uomini tornati
interi dalla prima guerra mondiale sono andati via che erano solo
ragazzi e sono tornati invecchiati, privati della loro coscienza e
ignoranti come prima, relitti umani orgogliosi della loro vittoria ma
privi della voglia di un futuro diverso. Sono persone senza orizzonti
che sono consapevoli di essere finiti nello stesso momento in cui si
è conclusa la guerra, consapevoli che l’unico modo in cui
potrebbero essere ancora utili è prendere parte ad un’altra
guerra. Questi sono individui le cui braccia sono state stappate al
loro mestiere proprio nel momento in cui lo stavano imparando e che,
essendo cresciuti tra spari, esplosioni e fango, non sanno più che
farsene di un mestiere.
Tutti
quanti sappiamo che Roma non è una città fatta solo di edifici,
sebbene la città stessa sia un monumento, ma è una città fatta di
persone perché sono sempre state loro la sua anima. Quando
quest’anima è stata stravolta da un terribile conflitto, qualcosa
di più selvaggio ha preso il posto delle persone, qualcosa che
tolleri l’esistenza di un omicidio, almeno fino a che non viene
scoperto.
Immaginate
un contadino che cerca di prendersi cura del suo raccolto, sgobba
tutto il giorno e dopo mesi di duro lavoro è orgoglioso dei suoi
frutti mentre li ammira, al tramonto, alla fine di una faticosa
giornata, una grandine spietata spazza via tutto ciò che ha
costruito. Quel contadino allibito lascia cadere la sua zappa, rimane
incredulo a vedere come un atto così selvaggio, distruttivo e
imprevisto, possa disfare in un attimo mesi di duro lavoro. Questa è
la Roma degli anni ’20, un contadino esausto che ha visto troppo
sangue versato e non sa più come riprendere a vivere.
BLOGTOUR
– Uno
sparo nel buio:
tutte le tappe
12 giugno - La
presentazione ed estratto dal romanzo LaTela Nera
19 giugno –
L’ambientazione: Roma negli anni ‘20 50/50
Thriller
21
giugno – I
personaggi Una
pausa di lettura
22
giugno – Intervista
all’autore Milano
Nera
Sandy Mercado
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