Come nasce il commissario Botteghi?
La figura di Mario Botteghi incarna
molte delle sfaccettature caratteriali dei livornesi. Sa essere duro
e tagliente come una scogliera, ma è capace di una profondità e una
saggezza davvero unici. Marco Frilli, fondatore della Fratlli Frilli
Editori, era molto categorico sul dare le peculiarità territoriali
ai protagonisti delle sue pubblicazioni, quindi Botteghi nasce
proprio da questa connotazione. È un antieroe, una persona
imperfetta che, in un mondo imperfetto e in cui si sente a disagio,
si aggrappa al lavoro come unica cosa funzionante nella sua vita. Mi
sono divertito a combinare cognomi e nomi usuali in città, per
dargli un’identità credibile, e negli anni molti omonimi mi hanno
contattato per dirmi quanto avessero apprezzato questa casualità,
sintomo che il commissario è percepito proprio come vero
appartenente alla città di Livorno.
Perché hai deciso di puntare su un
personaggio seriale?
C’è sempre la tendenza a creare un
legame personale duraturo coi personaggi con cui si prova empatia,
sia come lettori che come autori, per questo magari anche
inconsciamente si predispongono sempre le basi per un qualcosa che
abbia la possibilità di proseguire nel tempo, ma poi in definitiva è
il pubblico col consenso a decretarne un futuro seriale o meno.
Editorialmente ci si può solo auspicare che ciò avvenga, ma
l’alchimia che si crea tra personaggio e lettore, che spinge
quest’ultimo ad aspettarne febbrilmente una nuova avventura, non si
può decretare a tavolino. Per quanto riguarda Botteghi, anche qui
devo ringraziare Marco Frilli che ha creduto sin da subito che questo
commissario e il suo entourage avessero tutte le carte in regola per
entrare nel cuore dei lettori e diventare un appuntamento fisso,
intuizione confermata dalle numerose ristampe, dai premi e dalle
aspettative sempre crescenti ad ogni nuova uscita, in special modo
per la prossima, “Il Commissario Botteghi e il Mago – l’ultima
illusione di Wetryk” che sarà tra pochi giorni in libreria.
In questa nuova avventura quali saranno
le difficoltà che incontrerà il nostro protagonista?
Botteghi dovrà affrontare come sempre
due diversi tipi di difficoltà, la prima dal punto di vista
dell’indagine e l’altra dal punto di vista personale, ma stavolta
queste si intrecceranno collimando nel tema che ho voluto affidare al
romanzo. I libri di Botteghi sono storie che iniziano e finiscono, ma
il personaggio ha una sua linea di crescita umana che attraversa ogni
avventura; ne “Il Commissario Botteghi e il Mago – l’ultima
illusione di Wetryk” questa sarà essenziale alla risoluzione del
mistero.
Prendi ispirazione dalla realtà per la
scrittura dei tuoi romanzi?
Assolutamente sì, sia dal presente che
dal passato. Livorno è protagonista dei miei romanzi quanto
Botteghi; la sua cronaca nera è la linfa vitale dell’indagine, ma
al tempo stesso il suo passato si intreccia con l’impianto
investigativo rendendolo ancora più radicato nella città. Questo mi
ha spinto a ricercare e utilizzare fatti storici meno noti ai
livornesi stessi, per riportarli alla luce, e quando ricevo
apprezzamenti dai miei concittadini che mi ringraziano di avergli
fatto scoprire un aspetto nuovo della loro città, per me è aver
centrato l’obiettivo. Questo è anche il motivo per cui sento in
particolar modo la prossima uscita, perché questa volta spero di
restituire alla città non un luogo, non un fatto storico, ma un
personaggio dimenticato: il grande illusionista livornese Wetryk, che
raggiunse fama mondiale nei primi anni venti del secolo scorso tanto
da esser definito “il Mago dei Re”, il cui ritiro dalle scene
all’apice del successo, la prematura scomparsa e misteriosi fatti
che ne susseguirono, gettarono nella dimenticanza il suo nome.
Quanto è difficile ambientare una
storia thriller in Italia?
Credo che la risposta sia nel conoscere
ciò che si scrive, sia come genere che come ambientazioni.
Trattandosi i miei di noir metropolitani poi, le città devono essere
il cardine di tutto il romanzo, ma anche leggendo altri generi
ritengo che quando si ambienta una storia in un luogo che non è
inventato, lo si debba conoscere a menadito. Che sia giallo, noir o
thriller, ci deve essere sempre quella credibilità che porta il
lettore in empatia con ciò che sta leggendo.
Molti a dire il vero, ma a parte un
racconto horror che uscirà in una antologia per Halloween, tutti a
lunga scadenza purtroppo. Presto comincerò il tour di presentazioni
de “Il Commissario Botteghi e il Mago – l’ultima illusione di
Wetryk” che mi porterà in giro per l’Italia per diversi mesi,
quindi ci sarà poco tempo per dedicarsi ad altro.
Il tuo rapporto con i blog?
Molto bello. Li
ritengo fondamentali per la promozione e la divulgazione di un
romanzo, senza contare che sono un test essenziale per un autore. Col
tempo molti rapporti con questi si sono consolidati e con alcuni dei
fondatori è nata proprio un’amicizia. Un paio mi hanno persino
chiesto di collaborare come recensore di prestigio, ma purtroppo a
malincuore ho dovuto rifiutare per mancanza di tempo. Sono una
persona segretamente ansiosa e mi agita il pensiero di avere delle
scadenze entro cui leggere un libro, anche per questo i blogger hanno
tutta la mia stima perché per me sarebbe davvero difficile. Già
pensare che presto dovrò rimettermi alla ricerca di una nuova storia
per il commissario Botteghi mi getta in un piacevole panico.
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