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Voto 6.5. La stagione dei ragni di Barbara Baraldi, edito da Giunti è senza ombra di dubbio un thriller interessante che tuttavia, a mio avviso, manca di una certa cattiveria e malvagità.
Di accattivante ci sono sicuramente i richiami a note vicende di cronaca, quali Il mostro di Firenze e Zodiac, da cui La stagione dei ragni prende senza ombra di dubbio spunto.
Omicidi di coppiette che si ripetono in anni e luoghi diversi che fanno pensare ai "celebri mostri" che la realtà ci ha "regalato".
Ad indagare sul caso di questo serial killer, un team di poliziotti ed una giornalista, quest'ultima sicuramente il personaggio più riconoscibile. Il resto dei poliziotti non si eleva per specifiche particolarità, Scalviati ad esempio potrà essere ricordato per la sua attesa paternità.
Oltre a personaggi non proprio memorabili, quello che manca secondo me è un approfondimento ed un racconto dettagliato sul serial killer; mi sarebbe piaciuto che la Baraldi scandagliasse e/o realizzasse un bel profilo del Mostro di Firenze e/o di Zodiac, andando a mostrare il lato nero di questi assassini.
Tutto resta invece a livello superficiale, con l'indagine della giornalista e dei poliziotti che resta lineare ma non regala mai colpi di scena.
Resta un romanzo carino da leggere ma manca lo spunto che l'avrebbe potuto rendere memorabile.
TRAMA: Sulle note dei Simple Minds, dei Duran Duran e dei primi Litfiba, Barbara Baraldi ci trasporta nella città italiana più misteriosa ed esoterica, in una corsa a perdifiato tra le paure e le ossessioni di un'epoca.
«Gli piace pensare di essere invisibile, di essere in grado di colpire per poi scomparire. È compiaciuto dall'osservazione dello spettacolo di morte che riesce a provocare. Lo fa sentire potente. Quasi si identificasse con una forza soprannaturale, capace di colpire ferocemente e dileguarsi nella notte.»
È una notte d'estate del 1988, e a Torino si verifica un evento inspiegabile: il ponte Vittorio Emanuele I è completamente invaso da colonie di ragni, con lunghissime ragnatele sul parapetto che porta al santuario della Grande Madre. Quasi un prodigio, che attirerà decine di curiosi. Intanto il sostituto procuratore Francesco Scalviati si trova dalle parti del Pian del Lot, sulla scena di un crimine: una coppia di fidanzati uccisi in macchina in un luogo solitario. È il terzo, feroce omicidio che sembra imputabile alla stessa mano. Un caso cruciale e insidioso per il magistrato, in un momento particolarmente delicato della sua vita, visto che sta per diventare padre. Tra i presenti sulla scena c'è anche Leda De Almeida, giornalista investigativa con un passato traumatico in Libano, che Scalviati tenta di dissuadere dall'intraprendere un'indagine autonoma che potrebbe rivelarsi pericolosa. Ma a dare una svolta imprevista agli eventi sarà l'arrivo di Isaak Stoner, giovane e arrogante analista dell'FBI, che offre a Scalviati i nuovi potenti strumenti della criminologia, come il profiling e la teoria degli omicidi "seriali", ancora sconosciuti in Italia. Seppur affascinato da queste idee innovative, Scalviati non riesce a fidarsi completamente del collega americano, convinto che nasconda un segreto. Nel frattempo, si avvicina il giorno del parto per sua moglie: sarà una bambina, ma i due non riescono a deciderne il nome. Proprio allora, il "mostro" colpisce di nuovo...
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