Recensione È così che si muore di Giuliano Pasini


Dopo dieci anni in giro per l’Italia, Roberto Serra ha chiesto e ottenuto di essere assegnato nuovamente al commissariato di Case Rosse, un piccolo borgo dell’Appennino emiliano. Lì il commissario crede di riuscire a sottrarsi ai tanti pensieri che lo tormentano, in primis la morte dei suoi genitori, un mistero ancora irrisolto. C’è poi da gestire il precario rapporto con la sua ex compagna Alice, che sta per sposarsi con un altro uomo: da lei Serra ha avuto una figlia, Silvia, che vorrebbe vedere di più, anche per i problemi di salute della piccola. Non c’è pace, però, perché nella frazione di Ca’ di Sotto viene rinvenuto un cadavere carbonizzato. Solo che la vittima è stata prima sgozzata, quindi si tratta di omicidio. Ad affiancare il commissario nell’indagine è l’agente scelta Rubina Tonelli, una romagnola mandata a scontare una “punizione” proprio a Case Rosse. I due, all’apparenza molto diversi, devono sopportare la compagnia dei fantasmi che dal passato tornano a farsi vivi e tormentano le loro notti. Entrambi hanno trovato un modo per stordirsi e per provare a superare quei momenti, ma non è affatto facile. Anche le indagini procedono a rilento, in particolare per l’omertà degli abitanti del borgo. Un secondo omicidio sembra mettere gli investigatori sulle tracce giuste… ma sarà davvero così?

È così che si muore segna l’atteso ritorno di Giuliano Pasini in libreria. Il romanzo narra proprio di un ritorno, quello del commissario Serra a Case Rosse. Roberto è un personaggio ormai familiare al pubblico dei lettori e molto amato. Il suo tratto distintivo è la propria umanità, con tutte le debolezze che ciò comporta. Soffre di un male oscuro, la Danza, che ogni volta lo lascia senza forze, ma, allo stesso tempo, gli fa intravedere scenari altrimenti destinati a rimanere ignoti. Nonostante sia conosciuto dagli abitanti del borgo, viene ancora considerato uno ed fora. In questo romanzo è affiancato da un’altra figura problematica, Rubina Tonelli. Pian piano apprendiamo le sue vicende e le sue “perversioni”, mentre Serra ne resta all’oscuro. In tal modo i due raggiungono un certo equilibrio e portano avanti il caso, anche se i dèmoni personali continuano a tormentarli. Fra le altre cose, va segnalata la commovente dedica iniziale dell’autore alla mamma scomparsa e l’omaggio che ha voluto farle con il personaggio di Nives Benedetti. In concomitanza con l’uscita del romanzo in questione, la Piemme ripropone in una nuova veste l’esordio di Pasini, Venti corpi nella neve, che è anche la prima indagine di Serra a Case Rosse. Lancio, infine, un appello all’autore: caro Giuliano, so che non dipende (solo) da te, ma non farci aspettare troppo a lungo per la prossima avventura.


Recensione a cura di Massimo Ricciuti

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